Un caso giudiziario esemplare mostra quanto siano vulnerabili i dirigenti nella loro attività professionale e quanto sia essenziale la giusta copertura, soprattutto per la loro esistenza economica privata.
Per via della loro funzione, i dirigenti sono esposti a un gran numero di obblighi e dunque anche a possibili violazioni degli stessi: i membri del consiglio di amministrazione o altri organi direttivi quali ad esempio i CEO possono essere chiamati a rispondere privatamente per le loro azioni in qualità di organi e spesso nella prassi si trovano a fare i conti non solo con richieste di risarcimento, bensì anche con denunce penali. Ciò che per i richiedenti serve spesso solo a esercitare pressione e perciò non di rado appare arbitrario, per le persone interessate rappresenta un carico straordinario, come ci spiega il dott. Meyer ricorrendo a un caso ancora aperto, illustrato qui in forma anonima e semplificata.
Il cliente: un ex consigliere di amministrazione di una ditta di proprietà straniera ma con sede in Svizzera. Ex, dato che aveva lasciato l’azienda di cui sopra già quattro mesi prima che contro di lui venissero mosse le accuse in oggetto. L’uomo aveva allora motivato il suo ritiro alludendo a flussi di denaro inspiegabili sui quali, nonostante le sue ripetute richieste, non aveva ottenuto delucidazioni da parte del proprietario. L’ex consigliere era consapevole di poter essere chiamato a rispondere anche per le eventuali attività illecite o addirittura criminali di altri organi o collaboratori.
Alcune settimane dopo la sua uscita, l’azienda ha presentato una domanda di rimborso presso un’autorità fiscale. Questa si è insospettita e ha esaminato minuziosamente i requisiti per la corresponsione, al fine di evitare il pagamento di pretese potenzialmente illecite. L’autorità non si è tuttavia accorta del fatto che l’azienda, come da registro di commercio, non era più rappresentata da alcuna persona residente in Svizzera e dunque secondo la legge non avrebbe nemmeno dovuto continuare a esistere. Ha quindi erroneamente versato l’importo richiesto. Solo in seguito l’autorità si è accorta dell’errore e ha aperto un procedimento penale amministrativo contro l’ex consigliere di amministrazione – secondo l’avvocato Meyer una soluzione più semplice rispetto al procedimento contro il proprietario residente all’estero.
Il procedimento dura ormai da otto anni e ad oggi non è ancora concluso. Dopo che i conti dell’accusato sono stati esaminati senza trovare traccia del denaro versato, dopo che gli sono stati contestati errori di secondaria importanza nel controllo contabile antecedenti la sua uscita dall’azienda e gli è stata dunque comminata una multa simbolica, l’uomo si è difeso dalle imputazioni davanti a diversi tribunali. Le accuse relative al rimborso delle imposte apparentemente pagato per errore nel frattempo sono state accantonate, così come le presunte transazioni illecite del proprietario, che allora avevano spinto al ritiro il consigliere di amministrazione e che non erano mai state indagate. Si tratta ora di stabilire chi debba farsi carico delle spese processuali, salite a cifre spaventose.
Un simile caso può rovinare finanziariamente le persone colpite, molti vengono logorati psicologicamente dai processi e cacciati dal settore per motivi di reputazione. «Gran parte dei consiglieri di amministrazione guadagnano un onorario annuo di forse 10 000 franchi; di solito non sono sistemati finanziariamente per la vita come i famosi esempi tratti dai media», afferma per esperienza il dott. Meyer. Il caso illustrato, sostiene, mostra in modo esemplare con quanta rapidità si possa finire in una situazione spiacevole come membro di un organo societario. L’avvocato consiglia perciò di tutelarsi preventivamente tra l’altro con elementi quali ampi contratti di mandato, sedute regolari, nonché accurate verbalizzazioni. E ciononostante il peggio non può mai essere escluso del tutto, ragion per cui l’esperto raccomanda di stipulare assolutamente un’assicurazione di responsabilità civile degli organi societari: «La lista di possibili violazioni di obblighi è praticamente infinita, una pretesa può essere avanzata per la minima disattenzione o addirittura in modo arbitrario».