I più giovani tra gli ingegneri del team non erano ancora nati quando Marc Steiner lavorava già presso AXA. Data solutions, sviluppo di applicazioni o tecnologie cloud non hanno segreti per lui. Abbiamo chiesto al 54enne DevOps Engineer di parlarci del suo lavoro. E dei motivi per cui lo trova così affascinante.
Marc Steiner, dal 1996 al 2023 è un periodo bello lungo. Perché hai scelto di rimanere fedele negli anni ad AXA?
Beh, chi lo avrebbe mai pensato nel lontano 1996? Io di certo no. Ma ho sempre avuto la possibilità di apprendere nuove cose per me estremamente stimolanti. Nel corso degli anni, come IT Engineer di AXA Assicurazioni SA ho avuto modo di lavorare in vari team e settori operativi. Ciò mi ha permesso di crescere a livello specialistico, tecnico e personale e non ci sono stati mai momenti in cui mi sono annoiato. Anche lo stage di sei mesi che ho svolto a Barcellona presso AXA Spagna è stato un’esperienza molto arricchente. In AXA la mobilità interna è una realtà concreta, e questo rappresenta per me un grandissimo punto di forza.
Molti giovani sviluppatori trovano più elettrizzante lavorare in una start-up rispetto a un grande Gruppo.
A mio parere, però, si sbagliano. La nostra azienda offre ottime possibilità di sviluppo e di crescita professionale. Chi comunque preferisce l’atmosfera da start-up, può candidarsi per una posizione presso AXA Mobility Services o noimos (in inglese). Entrambe sono affiliate autonome di AXA Assicurazioni SA e il relativo personale gode comunque delle vantaggiose condizioni di assunzione del Gruppo.
«Un’azienda come AXA offre ottime possibilità di sviluppo.»
Per gli amanti della tecnologia che ci seguono: ti va di indicare un paio di esempi delle cose di cui ti occupi?
Molto volentieri: banche dati come DB2 e SQL Server, ma anche banche dati più recenti di tipo NoSQL come MongoDB. Vari modelli di sviluppo, dal classico metodo a cascata nel team di progetto fino a quelli agili come Kanban o Scrum nei team di prodotto. Ma anche tecnologie cloud come Openshift di Red Hat.
DevOps è una abbreviazione composta e sta per Development e IT Operations. Ecco gli ambiti di lavoro principali di un DevOps Engineer: sviluppo e gestione operativa dell’infrastruttura IT. Secondo il principio del DevOps, i processi di lavoro vengono ottimizzati sull’arco dell’intero ciclo di vita di un prodotto software grazie alla strettissima interazione fra i due ambiti operativi citati.
Un DevOps Engineer è quindi l’anello di congiunzione tra sviluppo del software e amministrazione. Si tratta di una persona con profonde conoscenze in materia di programmazione dei software, trasposizione nella fase operativa e successivo monitoraggio. Di concerto con gli sviluppatori e gli amministratori, il DevOps Engineer segue un prodotto software durante tutto il suo ciclo di vita, in modo da poter effettuare tempestivamente le ottimizzazioni necessarie.
Un DevOps Engineer è quindi chiamato a svolgere compiti molto impegnativi, in quanto è responsabile anche per il rispetto di fattori quali requisiti, qualità, risorse e costi.
Quali sono le condizioni di lavoro che ti permettono di dare il massimo come sviluppatore?
Certamente la libertà di cui godo a livello operativo. Un ampio margine di manovra stimola infatti la creatività e aumenta la motivazione. Oggi lavoriamo in modo agile all’interno di team di prodotto, mentre i rigidi stack tecnologici appartengono al passato. Ovviamente dobbiamo attenerci a determinate condizioni quadro, ma decidiamo in totale autonomia cosa attuare e come farlo. Rispetto al passato, tutto è diventato più aperto: se in una nuova versione del server di applicazione è presente una funzione promettente, non perdiamo tempo in discussioni. Se una banca dati NoSQL sembra più opportuna di una classica soluzione SQL, non c’è problema: basta che il team di prodotto sia d’accordo. Se si vuole cambiare la pipeline CI/CD (Continuous Integration / Continuous Delivery) da Jenkins a un modello più cloud-native come Tekton: beh, detto fatto. Lavorare così è davvero divertente!
«I rigidi stack tecnologici appartengono al passato.»
Come dobbiamo immaginarci la tua quotidianità: dove e quando lavori?
Tutti i membri del team decidono su base individuale quando e come lavorare, e in questo modo ottimizziamo la produttività. Chiamiamo questo modello di lavoro flessibile «smart working». Il giovedì è il nostro giorno di team: la maggior parte di noi viene in ufficio e andiamo a pranzo insieme. Ma anche il giovedì nessuno è obbligato a presenziare in ufficio. Se ad esempio devo fare un refactoring che richiede la massima concentrazione, lavorare da casa è la cosa migliore. Se invece sto lavorando a una nuova business feature e desidero approfondire le mie conoscenze, preferisco andare in ufficio: così se ho bisogno posso chiedere a uno dei miei colleghi. Le riunioni si svolgono praticamente sempre via Microsoft Teams. Scegliamo orari che vadano bene per tutti, anche per chi fatica ad alzarsi presto. Poter gestire in modo flessibile la mia giornata è per me sinonimo di qualità della vita. Se ad esempio intendo installare una nuova release in serata, mi concedo una pausa più generosa nel pomeriggio. Fare un giro in bici o una passeggiata sotto il sole sono il modo migliore per mantenere un sano equilibrio.
«Poter gestire in modo flessibile la mia giornata è per me sinonimo di qualità della vita.»
Riuscite a percepirvi come team pur incontrandovi fisicamente così di rado?
Curiosamente, a dire il vero, lo spirito di gruppo è diventato per me molto più forte rispetto al passato. Remiamo tutti nella stessa direzione. Sebbene oggi i nostri incontri siano più spesso di tipo virtuale, mi sento ben integrato e informato. Insomma, l’ambiente è armonioso e le cose funzionano.
Un’ultima domanda: qual è la mentalità necessaria per lavorare come sviluppatore presso AXA?
Non bisogna scoraggiarsi davanti alle inezie e ai contrattempi che si verificano regolarmente e che talvolta sono difficili da risolvere. Servono inoltre spirito di gruppo e una certa elasticità e leggerezza quando la propria idea non riscuote consensi. Ma la cosa più importante è essere aperti e avere il coraggio di sperimentare nuove strade, anche quando lo status quo funziona alla perfezione.