AXA ha pubblicato l’8a edizione del suo Future Risk Report annuale. Dopo un 2020 dominato dalla pandemia, il cambiamento climatico figura di nuovo al primo posto tra i rischi a livello globale. A fronte dei pericoli futuri la popolazione svizzera appare tuttavia meno preoccupata e confida nelle proprie istituzioni.
Anche quest’anno AXA ha intervistato più di 23 000 persone in tutto il mondo in merito alle minacce di domani, coinvolgendo esperti di gestione del rischio e privati cittadini. Nonostante a livello globale il cambiamento climatico sia tornato a occupare il primo posto tra i rischi principali, la pandemia ha comunque prodotto effetti permanenti. Più del 70 per cento dei partecipanti allo studio si dichiara infatti preoccupato per i rischi futuri legati alla salute e per le relative conseguenze. Da un confronto delle diverse regioni del mondo emergono inoltre tratti differenti: mentre in Asia, in Medio Oriente e in Africa pandemie e malattie infettive rimangono il motivo di apprensione principale, in Europa e in America queste scivolano in terza posizione. In tali aree gli intervistati, come negli anni precedenti alla pandemia da coronavirus, ritengono difatti che in futuro saranno esposti soprattutto a rischi derivanti dal cambiamento climatico. Questi timori sono particolarmente avvertiti in Europa, mentre in America i cyber-rischi vengono percepiti per la prima volta come minaccia numero uno.
Negli ultimi anni l’apprensione rispetto ai rischi della rete è aumentata costantemente anche in Svizzera. A contribuirvi è stato anche il numero sempre maggiore di cyberattacchi dall’inizio della pandemia da coronavirus, che nel ranking ha reso questi rischi secondi solo al cambiamento climatico. Tra gli intervistati sono in particolare gli esperti a vedere una grande minaccia su questo fronte, mentre la popolazione svizzera continua a essere invece maggiormente in apprensione per la pandemia. In misura minore però rispetto ad altri Paesi: nel raffronto globale, in Svizzera il grado di preoccupazione per i pericoli legati alla salute risulta infatti mediamente il più basso. Lo stesso vale per il cambiamento climatico, che in un’ottica generale è qui fonte di maggiori timori rispetto ad altre regioni, mentre in confronto ai vicini europei anche questo punto appare meno preoccupante per chi abita all’interno dei confini elvetici. Anche per quanto concerne altri rischi incombenti, riguardanti sia il proprio Paese sia il mondo in generale, il quadro è il medesimo e la Svizzera si dimostra meno suscettibile. Una delle ragioni di questo sguardo positivo verso il futuro è probabilmente anche la fiducia che la popolazione ripone nelle sue istituzioni: quasi tre quarti degli intervistati, una percentuale dunque di gran lunga maggiore rispetto alla media globale, ritiene che gli organismi pubblici nazionali contribuiranno a risolvere le sfide che ci attendono.
Ai partecipanti allo studio è stata chiesta anche un’opinione sull’avanzamento costante della globalizzazione. Il 54 per cento di tutti gli interpellati vede nella crescente interconnessione globale effetti positivi e si attende benefici a lungo termine per la popolazione mondiale. Su questo aspetto il parere delle persone intervistate in Svizzera coincide esattamente con quello globale, che lo scorso anno era però superiore di ben sette punti percentuali. Di conseguenza oggi sempre più persone hanno assunto un atteggiamento critico nei confronti della globalizzazione e vi associano un numero più elevato di conseguenze negative rispetto a un anno fa.
La maggioranza dei partecipanti, precisamente il 55 per cento, è convinta tuttavia che le possibili minacce future debbano essere affrontate a livello globale. A livello continentale la fiducia a riguardo si attesta, con un 13 per cento, a una quota significativamente inferiore a quella dei singoli Paesi. Il 26 per cento di questi ritiene infine che sia necessario essere preparati ai rischi futuri e agire di conseguenza.
Nel 2021 l’AXA Future Risk Report è giunto ormai all’ottava edizione. Lo studio globale misura i cambiamenti nella percezione dei rischi emergenti e li classifica. In collaborazione con l’istituto di ricerca di mercato IPSOS e la società di consulenza per i rischi politici Eurasia sono state intervistate oltre 23 000 persone tra esperti di gestione del rischio e privati cittadini.