Lavorare da casa è per molti fonte di crescente disagio: dolori alla schiena e alla cervicale, problemi di delimitazione con il privato e stress sono frequenti conseguenze delle mutate condizioni di lavoro. L’esperta di salute di AXA Esther Graf conosce i problemi. Ma anche le soluzioni.
Da alcune settimane gran parte della popolazione attiva in Svizzera è tornata a lavorare in home office e prevedibilmente la situazione non cambierà per qualche tempo. Ma è proprio nei freddi e oscuri mesi invernali che per molti il lavoro da casa diventa crescente fonte di stress. «A prescindere che sia stato allestito un vero e proprio ufficio in casa o che ci si posizioni semplicemente sul tavolo della cucina, lavorare per mesi interi da casa può mettere seriamente alla frusta la salute psico-fisica», dichiara Esther Graf, Management della salute in azienda di AXA Svizzera.
«In linea generale i modelli di lavoro innovativi e flessibili non sono sconsigliati: al contrario. L’home office stimola motivazione e produttività dei dipendenti, come è stato abbondantemente dimostrato ben prima della pandemia», afferma Esther Graf. In particolare l’eliminazione del tragitto per recarsi al lavoro e la tranquillità dell’ambiente domestico sono considerati grandi vantaggi. D’altro canto l’home office presuppone un elevato grado di autoresponsabilità e una buona dose di fiducia da parte delle aziende: l’ambiente di lavoro cambia, le attività professionali vengono svolte presso la dimora privata, la distanza spaziale fra collaboratori e superiori aumenta.
Le conseguenze delle mutate condizioni sono percepibili anche in AXA. Sono anni che la compagnia punta su modelli di lavoro flessibili, ma da marzo 2020 è la maggioranza del personale a dover operare da casa. «Registriamo un aumento delle richieste che i collaboratori rivolgono al team interno Employee Care», afferma Esther Graf. Queste sono in primo luogo motivate dai disturbi fisici dovuti alla mancanza di movimento e da una dotazione tecnica non propriamente ergonomica. Dal punto di vista psichico i problemi più frequenti sono la mancanza di uno «stacco» e lo stress che ne consegue. In tempi recenti singoli collaboratori hanno contattato il team perché, essendo risultati positivi al test del coronavirus, si sentivano in colpa per avere potenzialmente contagiato altre persone. «In questi casi occorre ascoltare gli interessati e dare loro la possibilità di parlare apertamente su questo aspetto della pandemia, evidentemente tabù. La combinazione fra isolamento e sensi di colpa può essere un cocktail micidiale per gli interessati», spiega Graf.
Restano comunque più frequenti le richieste di informazioni in materia di disturbi alla schiena e alla cervicale. In linea di massima si può affermare che quanto meglio è allestita la postazione di lavoro, tanto minore è il rischio di patologie fisiche: «Una postazione di lavoro organizzata ergonomicamente è essenziale per prevenire problemi posturali con conseguenze di lungo periodo», spiega Esther Graf. «Il quadro risulta aggravato per la carenza di movimento, a maggior ragione ora che è inverno». Quando le temperature sono basse, la soglia di inibizione a uscire è nettamente superiore rispetto all’estate. Ciononostante l’esperta consiglia di uscire all’aperto anche in condizioni meteo avverse per fare il pieno di vitamina D: «A questo scopo occorre inserire e distribuire pause, da trascorrere all’aperto, nel corso della giornata, cercando di percorrere complessivamente una distanza di 10 000 passi». Per questo si può utilizzare un contapassi o una specifica app sullo smartphone. Se si decide di rimanere comunque fra le mura domestiche, occorrerebbe sfruttare le piccole pause per sessioni di sport e movimento, ad esempio con yoga, pilates o zumba.
«Inoltre consiglio a tutti quelli che lavorano in home office, per quanto possa suonare banale, di ascoltare il proprio corpo, di rinforzare il sistema immunitario, di adottare un’alimentazione equilibrata e di riposare in maniera sufficiente», ricorda Esther Graf. Sembrano i «consigli della nonna» ma è il caso di ricordarli, poiché l’home office sicuramente costituirà ancora per qualche tempo la normalità.
Oltre ai disturbi fisici non si dovrebbero sottovalutare le conseguenze psichiche. Per Esther Graf si può fare molto meglio in termini di delimitazione fra lavoro e vita privata: «Notiamo che con l’home office la vita privata e lavorativa tendono a mescolarsi sempre più, il che naturalmente dipende dall’assenza di una separazione spaziale. A colazione si leggono le mail e si utilizza la pausa di mezzogiorno per effettuare una chiamata. Di conseguenza i pensieri continuano ad andare alla riunione del giorno dopo, anche se è sera e il computer è già spento da ore», afferma l’esperta.
La reperibilità permanente e lo stress che ne consegue sono il rischio maggiore per la salute dei dipendenti, che a sua volta può manifestarsi in problematiche a livello fisico, come i disturbi del sonno. Esther Graf consiglia di strutturare la giornata e di inserire appositamente determinati rituali, ad esempio una regolare passeggiata a fine giornata per segnalare all’organismo che il lavoro è terminato.
Infine lo stress psichico aumenta per la riduzione dei contatti sociali. Anche se gli incontri virtuali non costituiscono un’alternativa perfetta all’aggregazione vera e propria, è enormemente importante avere uno scambio regolare tramite videochiamata con i colleghi, anche se non vi è niente da discutere a livello di lavoro. «Un aperitivo natalizio virtuale o le pause caffè in contesto ristretto, per svagarsi o anche lamentarsi, sono estremamente importanti per la psiche», afferma convinta Esther Graf.