11 novembre 2022
La situazione attuale sul mercato dell’energia elettrica e del gas pone molte piccole e medie imprese in Svizzera davanti a una prova senza precedenti. Come evidenziato da uno studio condotto da AXA, sebbene circa la metà delle PMI abbia messo a punto una strategia di sostenibilità, la relativa attuazione concreta appare ancora incerta. E soltanto una PMI su otto conosce ad oggi il valore delle proprie emissioni di CO2.
Inflazione, strozzature a livello di approvvigionamento, difficoltà di produzione e lo spettro di una situazione emergenziale sul versante energetico: le PMI svizzere sono oggi chiamate a misurarsi con immense sfide. Come evidenziato da un sondaggio condotto dall’azienda di consulenza EY, circa il 90 per cento delle imprese interpellate si attende per il prossimo anno un netto aumento dei costi energetici. Un numero sempre maggiore di aziende tende quindi a dare priorità alle misure volte alla riduzione della propria spesa energetica. Questa propensione ha trovato conferma anche nei risultati di uno studio effettuato da AXA Svizzera: quasi la metà di tutte le imprese intervistate persegue già oggi una concreta strategia di sostenibilità – per le PMI con un organico pari o superiore a 50 unità, questa quota sale addirittura all’84 per cento.
Nello studio sulle PMI svolto da AXA in collaborazione con Sotomo, soltanto il 28 per cento delle imprese interpellate ha dichiarato di attuare criteri sostenibili per motivi di costi. Per il 54 per cento l’enfasi è posta piuttosto su un impiego oculato delle risorse. Il 43 per cento degli intervistati ha inoltre indicato che una strategia di sostenibilità rispecchia comunque i valori di base dell’impresa stessa. La reputazione aziendale è stata invece un motivo per adottare opportune misure soltanto per il 15 per cento delle imprese consultate. Per la stessa percentuale (15%) non sussiste tuttavia ancora alcun motivo per radicare i criteri di sostenibilità all’interno della propria azienda.
Sebbene secondo il sondaggio un’azienda su due persegua una strategia di sostenibilità, esistono evidentemente anche dei motivi che depongono contro l’introduzione della stessa: quasi una PMI su cinque riscontra notevoli ostacoli burocratici nell’attuazione dei criteri di sostenibilità ecologica, e a partire da un organico di 10 unità questa quota arriva a sfiorare il 30 per cento. Come emerge dallo studio, ulteriori motivi di intralcio sono la carenza di risorse umane o finanziarie: tra le PMI interpellate, complessivamente una su sei ha indicato questo fattore come motivo per la mancata implementazione fino a oggi di misure di sostenibilità. Per un numero comunque considerevole di aziende consultate, pari al 15 per cento del totale, questo onere non appare conveniente dal punto di vista operativo, e per una percentuale esattamente uguale il tema della sostenibilità è più apparenza che sostanza – leggasi «greenwashing».
Alla domanda se l’impresa interpellata abbia come obiettivo la neutralità climatica, soltanto un’azienda su cinque ha risposto in modo affermativo, mentre per quasi il 60 per cento tale obiettivo non è all’ordine del giorno. E anche il valore delle proprie emissioni di CO2 è noto soltanto a un’esigua minoranza: nel complesso, solo una PMI su otto ne conosce infatti l’entità. Anche tra le aziende che perseguono l’obiettivo di una neutralità climatica, soltanto meno di un terzo (32%) conosce il livello attuale delle proprie emissioni di CO2. «AXA offre alla sua clientela PMI interessanti servizi per una migliore protezione del clima all’interno dell’azienda. Con il nuovo calcolatore rapido delle emissioni di CO2, recentemente lanciato, le aziende possono ad esempio determinare in modo gratuito e non vincolante la loro impronta ecologica», spiega Dominique Kasper, responsabile Property & Casualty di AXA Svizzera.
Si riscontrano differenze anche a livello delle misure effettivamente adottate: nel complesso, il 67 per cento delle PMI interpellate indica di separare i propri rifiuti e di prestare attenzione a un impiego oculato del materiale da imballaggio. Sul versante dei temi di energia e mobilità, finora sono state soprattutto le PMI di dimensioni più grandi ad avere intrapreso i primi passi in tale direzione: circa la metà delle PMI interpellate con un organico compreso tra 50 e 250 unità ha infatti indicato di impiegare dispositivi a risparmio energetico oppure energia elettrica ecologica; lo stesso avviene per la minimizzazione dei viaggi d’affari e/o per l’incentivazione del lavoro in modalità home office e l’impiego dei mezzi pubblici di trasporto.
Nel radar delle PMI svizzere è invece ancora del tutto assente il tema dell’approvvigionamento: tra le PMI, soltanto il 7 per cento di quelle piccole e il 10 per cento di quelle medie ha indicato di considerare le emissioni di CO2 ai fini dei propri prodotti o di fornire al proprio personale una formazione specifica a riguardo, e anche nel caso delle imprese più grandi con un organico fino a 250 unità ciò avviene soltanto nel 15 dei casi dei casi.
Un quadro altrettanto deludente si delinea per il tema del parco veicoli: soltanto un’azienda interpellata su dieci crea incentivi per l’impiego dei mezzi di trasporto pubblici o fissa una soglia massima per le emissioni di gas serra dei propri veicoli commerciali. Circa un quarto delle imprese di medie e grandi dimensioni attribuisce importanza a tragitti di trasporto brevi o a fornitori a impatto climatico zero, mentre le piccole imprese puntano più su un impiego rispettoso delle risorse per quanto riguarda le proprie infrastrutture IT.
Lo studio mette in rilievo inoltre che in relazione alla crescente importanza dei criteri di sostenibilità ecologica, circa una PMI interpellata su quattro ritiene di essere svantaggiata rispetto alle grandi aziende; questo valore sale addirittura al 44 per cento per le PMI di medie dimensioni con un organico tra 10 e 49 unità. «A differenza dei grandi gruppi, le piccole e medie imprese spesso non dispongono di sufficienti risorse umane o finanziarie per portare avanti una strategia di sostenibilità di ampio respiro, come parimenti evidenziato dai risultati dello studio. Questo è probabilmente anche il motivo per cui si sentono svantaggiate nel confronto diretto», afferma Dominique Kasper.
Finora non appare particolarmente accentuata la pressione esterna all’integrazione di misure sostenibili nella propria azienda: quasi la metà (45%) delle PMI interpellate ha dichiarato di non percepire sollecitazioni da parte dell’opinione pubblica, dei media, del personale o della clientela. Ciononostante, anche per le PMI è opportuno radicare al proprio interno una strategia di sostenibilità a 360 gradi: «Le risorse mondiali sono sempre più scarse mentre al contempo i prezzi aumentano e il tema della sostenibilità va assumendo un’importanza sempre maggiore per le consumatrici e i consumatori. Per le PMI la capacità di individuare tempestivamente cambiamenti e tendenze in questo ambito e di agire in modo attivo rappresenta quindi anche un’opportunità», spiega il responsabile P&C.
Circa due milioni di clienti in Svizzera confidano nel know-how di AXA per quanto riguarda le assicurazioni di persone, cose, responsabilità civile, protezione giudica e sulla vita come pure per la prevenzione e promozione della salute e per la previdenza professionale. Grazie a prodotti e servizi innovativi negli ambiti mobilità, salute, previdenza e imprenditoria nonché a semplici processi digitali, AXA è al fianco dei suoi clienti come partner e con la sua promessa di marchio «Know You Can» li incoraggia a credere in se stessi anche in situazioni difficili. È questo l’obiettivo a cui lavorano quotidianamente i circa 4500 collaboratori e i 3000 colleghi della Vendita. Con oltre 340 succursali, AXA dispone della rete di distribuzione più ampia e capillare del settore assicurativo in Svizzera. AXA Svizzera fa parte del Gruppo AXA e nel 2021 ha conseguito un volume d’affari pari a CHF 5,5 miliardi.