30.06.2022
La maggior parte delle PMI sono tendenzialmente soddisfatte dell’operosità e della lealtà del personale impiegato, come dimostra il recente studio sul mercato del lavoro delle PMI condotto da AXA Svizzera. Eppure, sono state rilevate notevoli differenze nei dati raccolti: le piccole PMI sono, nella maggior parte dei casi, molto soddisfatte delle qualità dei loro collaboratori, una soddisfazione decisamente più contenuta nel caso delle aziende di dimensioni maggiori. Il 51 per cento delle piccole PMI, con un organico di 2, massimo 9 persone, ne apprezza quindi l’elevata performance e disponibilità, mentre fra le aziende con un effettivo compreso fra i 50 e i 250 dipendenti, tale dato si riduce al 19 per cento. E anche in materia di resilienza sono state registrate differenze sostanziali: il 75 per cento delle piccole PMI considera il livello di robustezza psichica dei suoi collaboratori buono o persino ottimo, mentre solo il 47 per cento delle grandi imprese può condividere questa impressione. Ragionando in senso inverso ciò significa che quasi oltre la metà di queste ultime riscontra dei deficit sostanziali di resilienza fra i propri dipendenti. «Le dimensioni contenute di un’azienda contribuiscono evidentemente non solo all’identificazione e alla comprensione reciproca fra datori di lavoro e dipendenti, bensì stimola anche la robustezza psichica dei collaboratori», conclude Michael Hermann, direttore di Sotomo.
È interessante notare che in genere il giudizio espresso dai responsabili delle PMI nei confronti delle collaboratrici e dei collaboratori più anziani è estremamente positivo: il 67 per cento ritiene che il grado di lealtà e disponibilità ad assumersi responsabilità degli over 50 sia superiore rispetto al resto del personale impiegato. Di primo acchito la cosa non sorprende più di tanto, poiché il personale più anziano lavora già da tempo in azienda, ne conosce le procedure e pertanto vi si identifica maggiormente. Particolarmente interessante è tuttavia il fatto che i datori di lavoro ritengono questi dipendenti più produttivi (55%) e resilienti (54%) rispetto al resto del personale.
Questo quadro positivo contrasta fortemente con la scarsa disponibilità a occupare le posizioni aperte con dipendenti più anziani, come mostra lo studio: sebbene nel 2021 nel complesso circa tre quarti delle PMI non siano riuscite a coprire tutte le posizioni come desiderato, la maggior parte delle ditte ha un limite d’età, ufficiale o ufficioso, quando si tratta di assumere nuovo personale: circa un’azienda su dieci di solito non assume persone che abbiano superato i 45 anni; per il 29 per cento delle PMI interpellate la soglia massima va dai 45 ai 54 anni. «Considerata la carenza diffusa di personale specializzato, ma anche le sfide della previdenza per la vecchiaia, qui sussiste chiaramente un potenziale considerevole non sfruttato» afferma l’imprenditore nonché politologo Michael Hermann.
Il reclutamento di nuova forza lavoro rappresenta per le PMI un grosso problema. Il 78 per cento delle aziende intervistate che nel 2021 ha cercato nuova forza lavoro, ha per lo meno riscontrato delle difficoltà nell’occupare i posti vacanti. Stando ai risultati dello studio, alla base di questa problematica risiede un mercato del lavoro che non è in grado di offrire le professionalità richieste. Circa due terzi delle PMI che nel 2021 volevano coprire una posizione hanno dovuto fare i conti con la carenza di personale specializzato. Per le PMI di grandi dimensioni (da 50 a 250 collaboratori) questo valore raggiunge ben il 72 per cento.
Quasi un terzo delle PMI risente tuttavia della pressione esercitata dalla concorrenza delle grandi imprese: il 20 per cento delle aziende intervistate ha motivato le difficoltà nell’occupare questi posti con le possibilità di carriera più scarse se confrontate con quelle offerte dalle aziende di dimensioni maggiori e il 17 per cento ritiene che la propria impresa sia meno competitiva a causa di un livello salariale più basso. «Per quanto riguarda la carenza di personale specializzato, per le PMI la sfida è quindi doppia: da un lato un mercato del lavoro in cui è molto difficile reperire i talenti giusti e dall’altro la concorrenza dei grandi gruppi imprenditoriali affermati», sostiene Michael Hermann.
Un quadro precario è quello che emerge anche osservando i profili delle professionalità ricercate: Nei settori dell’artigianato e dell’edilizia, ben l’80 per cento delle imprese intervistate ha riscontrato difficoltà a coprire i posti vacanti, mentre nell’ambito della produzione e riparazione la stessa problematica è stata lamentata dal 74 per cento delle aziende. E anche nei settori tecnica, informatica, consulenza e vendita circa la metà delle aziende ha avuto problemi nel trovare i profili ricercati. Solo gli ambiti amministrazione e organizzazione hanno registrato una situazione distesa, con una carenza delle figure adeguate solo nel 10 per cento dei casi.
Solo il 5 per cento delle PMI intervistate con una disparità di genere del personale impiegato impiega dei programmi mirati di incentivazione per le donne, mentre appena il 13 per cento delle aziende sostiene il lavoro a tempo parziale e il job sharing e solo il 22 per cento punta sull’orario di lavoro flessibile. Se per lo meno nove grandi PMI su dieci adottano almeno una misura in tal senso, due aziende su cinque con meno di dieci dipendenti non trattano minimamente l’argomento. «Ciò dimostra che il potenziale della forza lavoro femminile spesso non viene attivamente sfruttato dalle PMI svizzere», spiega Michael Hermann.
Quale possibile misura per contrastare la carenza di personale specializzato, in molti Paesi si sta introducendo la settimana di quattro giorni che dovrebbe consentire di conciliare al meglio lavoro e famiglia. Anche in Svizzera se ne sta discutendo. Lo studio condotto da AXA evidenzia che un apprezzabile 38 per cento delle PMI svizzere, in linea di principio, sarebbe favorevole alla settimana corta, un dato che raggiunge persino il 43 per cento nel caso delle grandi PMI. «La diffusa carenza di personale specializzato potrebbe in questo caso contribuire ad abbattere le barriere mentali e incentivare l’apertura a nuovi approcci anche in ambito PMI», sostiene Michael Hermann.
Oltre al reclutamento di nuovi collaboratori, anche la loro salute rappresenta una sfida per le PMI svizzere: il 76 per cento delle aziende sostiene che la salute dei loro dipendenti rappresenta una sfida non indifferente, una quota che sale al 97 per cento nel caso di PMI di grandi dimensioni. Le aziende si trovano spesso a dover fronteggiare assenze dovute a malattie psichiche; il 38 per cento delle piccole e medie PMI e il 45 per cento di quelle più grandi considerano questa una sfida non indifferente.
Le assenze dovute a malattie di natura psichica riguardano soprattutto le grandi PMI. Se solo l’11 per cento delle piccole PMI considera questo tipo di assenze una grande sfida, nel caso delle grandi aziende tale quota sale al 42 per cento. Per queste ultime quindi le malattie di natura psichica costituiscono un problema altrettanto pressante quanto quelle di natura fisica. Le grandi PMI non solo devono fronteggiare le assenze dovute a problemi psichici con maggiore frequenza, ma percepiscono la tendenza anche in modo più negativo. Il 38 per cento di tutte le PMI a partire da un organico di 50 dipendenti, negli ultimi cinque anni ha registrato nel complesso un aumento di questo tipo di casi.
Sulla base dei risultati emersi dallo studio condotto da AXA, due risultano le misure che potrebbero essere adottate, come spiega Michael Hermann: «Oltre che con l’impiego e il mantenimento del personale più anziano, la carenza di personale specializzato si potrebbe contrastare con una maggior partecipazione femminile al mercato del lavoro».
Lo studio sul mercato del lavoro delle PMI condotto da AXA è frutto della collaborazione con l’istituto di ricerca Sotomo e analizza le tendenze delle PMI svizzere. Lo studio rappresentativo è stato realizzato per la prima volta nel 2022 e si basa su un sondaggio effettuato online al quale hanno partecipato 300 PMI della Svizzera tedesca e romanda. I dati sono stati raccolti tra il 17 e il 21 febbraio 2022 tramite il panel aziendale di AmPuls.
Circa due milioni di clienti in Svizzera confidano nel know-how di AXA per quanto riguarda le assicurazioni di persone, cose, responsabilità civile, protezione giudica e sulla vita come pure per la prevenzione e promozione della salute e per la previdenza professionale. Grazie a prodotti e servizi innovativi negli ambiti mobilità, salute, previdenza e imprenditoria nonché a semplici processi digitali, AXA è al fianco dei suoi clienti come partner e con la sua promessa di marchio «Know You Can» li incoraggia a credere in se stessi anche in situazioni difficili. È questo l’obiettivo a cui lavorano quotidianamente i circa 4500 collaboratori e i 3000 colleghi della Vendita. Con oltre 340 succursali, AXA dispone della rete di distribuzione più ampia e capillare del settore assicurativo in Svizzera. AXA Svizzera fa parte del Gruppo AXA e nel 2021 ha conseguito un volume d’affari pari a CHF 5,5 miliardi.