Potete dedurre dalle imposte le spese per il telelavoro? Chi paga i danni se il cellulare aziendale cade a terra in cucina o se vi rubano il computer portatile? L’home office solleva numerose questioni assicurative e di diritto del lavoro.
In linea di principio i dipendenti non hanno più il diritto di lavorare in home office. Anzi, la maggior parte dei contratti definisce l’ufficio come il principale luogo di lavoro. Di conseguenza, se il datore esige che il personale si rechi in ufficio, si è tenuti a dare seguito alla sua richiesta.
Tuttavia, se già prima della pandemia si aveva sottoscritto un accordo che dava diritto a praticare il telelavoro durante determinati giorni, questo continua a essere valido.
Si, il datore di lavoro deve rimborsare in maniera adeguata anche queste spese, se necessarie, o deve fornire il materiale al collaboratore.
Se tale modalità di lavoro è solo temporanea, non è possibile. Per poter detrarre dalle imposte, ad esempio, parte del canone di affitto per uno studio privato occorre soddisfare criteri rigorosi.
No. Il datore di lavoro deve assumersi gli eventuali rischi (obbligo di continuare a versare il salario, pagamento delle ore supplementari) derivanti da guasti legati all’home office, ad esempio interruzioni di corrente o problemi di collegamento a Internet, di cui il collaboratore non può essere ritenuto responsabile.
Sì, anche in home office vanno rispettate le disposizioni di diritto del lavoro, come gli orari di lavoro e di riposo. Ai sensi della legge sul lavoro vige inoltre l’obbligo di documentare le ore di lavoro prestate in home office, a meno che non esista una regolamentazione che prevede una modalità semplificata della registrazione delle ore di lavoro prestate o un'esplicita rinuncia a quest’ultima.
Gli orari di lavoro convenuti contrattualmente (pause incluse) sono validi anche in home office. Il nostro consiglio: suggeriamo di discutere con il datore di lavoro in merito agli orari di presenza e alla velocità con cui si deve reagire alle e-mail.
Per legge il datore di lavoro è tenuto a mettere a disposizione il materiale e i dispositivi necessari, oppure a offrire un indennizzo corrispondente.
Tuttavia, i datori di lavoro possono scostarsi da questa regola. Infatti, in generale gli accordi che impongono ai dipendenti di provvedere ai dispositivi a proprie spese o di usare quelli privati sono consentiti. Se in azienda c’è già una postazione di lavoro funzionale e il telelavoro è volontario, per i datori di lavoro non sussiste l’obbligo di finanziarne una per l’home office. In questo esempio concreto, il diritto all’indennizzo dipende dall’esistenza di una postazione di lavoro funzionale in azienda e, in caso negativo, dall’eventuale stipulazione di un accordo in materia.
La persona impiegata che abbia optato di propria iniziativa per l’home office dovrà sostenerne anche i costi. Dal 18 gennaio 2021 vige l’obbligo del telelavoro.
Nessuna assicurazione copre il furto del laptop: il danno non è coperto né dalla responsabilità civile privata (esclusione B5.6 CGA) né dalla mobilia domestica (uso non privato). L’assicurazione di cose per imprese normalmente esclude il furto semplice.
Il furto semplice di cellulare e portafoglio sono invece coperti dall’assicurazione della mobilia domestica (se stipulata). In questo caso però il denaro contante è escluso.
Nella maggior parte dei casi l’assicurazione di cose per imprese del datore di lavoro dovrebbe coprire i dispositivi di lavoro rubati. Attraverso l’assicurazione della mobilia domestica non sussiste alcuna copertura assicurativa per i dispositivi del datore di lavoro, poiché si tratta di strumenti di lavoro. Le cose in proprietà privata, danneggiate o rubate, sono invece assicurate.
Se si apre un’e-mail fasulla, in genere non succede niente. Se invece si clicca sul link contenuto in un’e-mail di phishing e si inseriscono i propri dati, i cybercriminali hanno raggiunto il loro scopo. Per andare sul sicuro, se ad esempio arriva una mail sospetta, non si dovrebbe accedere al sito tramite il link contenuto nel messaggio, ma inserire manualmente l’URL nella riga dell’indirizzo.
L’impiego di sistemi di controllo che hanno come unico scopo la sorveglianza dei collaboratori che svolgono il proprio lavoro non è consentito né in azienda né in modalità telelavoro. Pertanto la presenza sul posto di lavoro privato non può essere costantemente verificata e monitorata. Sempre che il collaboratore venga informato prima, è consentita un’idonea sorveglianza della sicurezza o un controllo della produttività lavorativa nel rispetto del principio di proporzionalità.
In linea di massima anche in modalità telelavoro deve essere garantita la possibilità di lavorare senza essere disturbati. Le attività che non vengono svolte per il datore di lavoro (occuparsi, ad esempio, dei figli) non possono essere conteggiate nelle ore di lavoro prestate.
Se le condizioni per l’home office non sono idonee, consigliamo di parlarne con il proprio datore di lavoro. Tuttavia, è molto improbabile che venga considerato come non attuabile.
La situazione va valutata caso per caso. Chi lavora a lungo termine in modalità home office deve prestare maggiore attenzione ad allestire una postazione di lavoro ergonomica anche a casa.
Poiché il datore di lavoro non può effettuare controlli al domicilio del collaboratore, si fa appello alla responsabilità individuale. Qualora sia necessario comprare un’apposita mobilia perché a casa la postazione di lavoro non rispetta le disposizioni vigenti in materia di tutela della salute, soprattutto per un utilizzo intensivo e prolungato, il datore dovrebbe partecipare ai costi. L’azienda non è però tenuta a predisporre l’ufficio ideale a casa di ogni lavoratore.